mercoledì 3 luglio 2013

IL DIAVOLO ANNOIATO

Salve a tutti, lettori. Eccomi di nuovo con un'altra recensione. Questa volta voglio occuparmi di un best seller da cui è stato tratto uno dei film più amati e forse anche più belli degli ultimi anni: Il diavolo veste Prada. Il romanzo è stato scritto da Lauren Weisberger, che prima di diventare una scrittrice ha lavorato come assistente della direttrice di  Vouge America, Anne Wintour. 
Si vocifera che il romanzo sia in qualche modo autobiografico e che il personaggio di Miranda Priestley sia ispirato proprio ad Anne Wintour, che appare alla fine del romanzo come avversaria di Miranda. La Weisberger ha smentito la notizia, eppure le somiglianze tra le due sono tali da non poter essere ignorate: entrambe le donne indossano, infatti, un capo di abbigliamento che le contraddistingue (un foulard bianco di Hermes la Priestley, gli occhiali da sole la Wintour), sono fiduciarie del "Metropolitan Museum of Art", hanno problemi a ricordare i nomi delle persone, sono nate a Londra, non hanno mai frequentato l'università, si sono distaccate dalla famiglia d'origne, indossano la taglia statunitense 0 e hanno due figli da un matrimonio precedente. Senza contare che si ritiene che la Wintour abbia fatto pressioni agli stilisti citati nel libro perché non apparissero nel film come comparse: in caso contrario lei non avrebbe promosso le loro creazioni sul suo giornale. La minaccia ha - evidentemente - avuto successo. Nel film, infatti, l'unico stilista che compare è Valentino Garavani.
Dopo tutto ciò, si può ancora credere alle dichiarazioni di Lauren  Weisberger?


TRAMA:
Andrea "Andy" Sachs è una ragazza ventitreenne neolaureata in giornalismo, in cerca di un lavoro. Si trova così a fare - senza molto entusiasmo per la verità - un colloquio per la prestigiosa rivista di moda Runway, venendo assunta come seconda assistente della direttrice della rivista, la terribile Miranda Priestley. Pur non essendo un vero lavoro da giornalista, la ragazza accetta il posto per fare gavetta e perché le hanno assicurato che se fosse riuscita a resistere un "solo" anno agli ordini di Miranda, la stessa direttrice le avrebbe, con la sua influenza, procurato il lavoro dei suoi sogni.
Andrea si trova così catapultata in un mondo per lei nuovo e frenetico, che però non riesce completamente ad amare, forse anche per colpa di Miranda, che non la tratta come una persona, ma come un automa che deve sempre eseguire i suoi ordini, per quanto impossibili.
Andy è così stressata che perde ben cinque chili, anche perché non riesce sempre a trovare il tempo di mangiare, dovendo star dietro alle richieste strampalate di Miranda, che la chiama a ogni ora del giorno e della notte. E, in alcuni casi, addirittura la donna, dopo averla fatta girare di corsa per tutta New York, non vuole più quello che le ha chiesto e, anzi, la rimprovera per aver eseguito i suoi stessi ordini!
Nel frattempo la vita privata di Andrea rischia di andare a rotoli, perché lei non ha più tempo per nessuno, neanche per se stessa in realtà.
Dopo tutto ciò, riuscirà la ragazza a resistere "solo" un anno in quella rivista di matti?

RECENSIONE:
Il romanzo è narrato in prima persona e questa, pur essendo una scelta intelligente perché permette al lettore di conoscere esattamente quel mondo folle da una persona che di quel mondo non farà mai veramente parte, tuttavia non consente un approfondimento psicologico dei personaggi, che risultano piatti. La stessa Miranda è ritratta in maniera monodimensionale, senza sfumature: Miranda è la "strega cattiva", il "diavolo" appunto, il capo che ammazzeresti senza provare alcun rimorso. Ma non vengono indagati i motivi psicologici per cui Miranda si comporta in quel modo: se è semplice atteggiamento da snob, se è una maschera con cui nascondere la propria natura in un mondo che ti divora se non sei all'altezza delle aspettative, se è sempre stata così, ecc.
Quella di Miranda Priestley dovrebbe essere in un certo qual modo la figura dominante del romanzo, ma viene ridotta a una piccola e meschina donna che si da troppa importanza. Non ha nulla della psicologia che le ha donato l'interpretazione magistrale di Meryl Streep nell'omonimo film.
Lo svolgimento della storia è un po' noioso. Manca, infatti, la brillante vivacità del film. C'è qualcosa di monotono nel libro, quasi che la scrittrice non voglia scoprirsi troppo, forse per timore di eventuali ritorsioni della Winotur o forse perché inesperta. Gli altri romanzi, infatti, tutti successivi a questo, per quanto non eccezionali, sono più piacevoli proprio perché più movimentati.
Per quanto riguarda poi gli altri personaggi, solo quello di Andrea Sachs è ben definito, mentre gli altri sono semplici comparse, in un tentativo non riuscito di arricchire la storia.
Nel complesso il libro è noioso e anche un po' banale.
Il diavolo veste Prada è uno dei rarissimi casi in cui il film è decisamente superiore al libro.
Che altro dire? Negli Stati Uniti è da poco edito il seguito di questo libro, La vendetta veste Prada, in cui ritroviamo gli stessi personaggi dieci anni dopo (così come dieci anni sono intercorsi tra il primo e il secondo romanzo). In Italia uscirà a breve. Spero vivamente che sia migliore, che l'autrice sia cresciuta.
Aspettando di scoprirlo, per il momento è tutto.
 
Biancaneve