BIANCANEVE (B): Buongiorno Antonella, benvenuta nel mio blog e
grazie per aver accettato la mia intervista. Nel 2011 hai fondato la casa
editrice indipendente Libro Aperto International Publishing. Una scelta
coraggiosa, visto il difficile momento dell’editoria in Italia. Ci racconti di
questa esperienza?
ANTONELLA SENESE (AS): Buongiorno Olimpia, grazie a te per lo spazio concesso. Nel 2011 è
nata la Libro
Aperto da un’idea che si faceva largo nella mia mente da un po’
di anni. Mi sono
avvicinata all'editoria piano, in punta di piedi. Scrivevo e lo faccio tuttora, ma
non mi bastava, volevo fare di più, volevo far parte di questo mondo perché
i libri sono sempre
stata la mia più grande passione. I libri hanno cambiato la mia vita e lo fanno ogni
giorno. I libri ti permettono di sognare, di riflettere, di viaggiare, di
ridere e di emozionarti, di sentirti triste e di essere felice. Cosa c’è
di meglio?
Conoscevo la situazione del mercato editoriale italiano ma non mi spaventava:
avevo il mio progetto e le mie idee e non mi sono preoccupata del resto, del
momento difficile, della concorrenza. Penso che ognuno debba guardare al
proprio lavoro e ai propri obiettivi, senza curarsi di come le cose intorno si
svolgano, altrimenti non faremmo più nulla. Il momento è
difficile, ma
sinceramente, non ricordo un momento facile o felice per l’editoria, almeno
non negli ultimi dieci anni, quindi mi sono detta: è
questo che voglio
fare? La verità è che non c’è null’altro che vorrei fare nella vita.
B: Il mercato editoriale in Italia è molto selettivo, e
le piccole case editrici sono molto osteggiate dalle grandi e dal self –
publishing. Come
riuscite a districarvi?
AS: Il mercato editoriale non è selettivo, anzi,
forse in questo momento stiamo affrontando il problema inverso. Si dice spesso
che ci sono più scrittori che lettori e che tutti ormai scrivono. In parte questo è
vero, ma non così
drasticamente. Il
problema non è l’abbondanza di scrittori, il problema è che tutti
pubblicano. Tutti possono scrivere nella quiete della loro stanza e possono far
leggere le proprie opere a parenti e amici, ma non tutti devono per forza di
cose pubblicare. Quindi, cosa si fa? Se non c’è un editore che ci
seleziona, ci si butta sul self publishing, che dà la possibilità
a tutti - e proprio
a tutti - di pubblicare qualsiasi cosa. Cosa succede, quindi? Succede che il
mercato è
saturo e che non vi
è
più
un confine tra il
leggibile e il commerciabile. Una casa editrice opera una selezione ed è
quello su cui
puntiamo: scegliere testi validi e originali, che possano coprire un pubblico
eterogeneo. Avere un catalogo vario, avere autori talentuosi e prezzi
accessibili, su queste cose puntiamo e cerchiamo di affermarci nel campo
editoriale, nonostante tutto.
B: Tu sei direttore editoriale, editor, scrittrice, traduttrice, moglie e
mamma. Come riesci a fare tutto?
AS: Detta così potrei sembrare una donna di ferro e instancabile, ma la verità
è
che sono iperattiva
e non riesco a fermarmi. Ho sempre idee da portare avanti e progetti su cui
lavorare, è più forte di me. Il mio segreto è l’organizzazione, insieme
a una dose di caffeina giornaliera non tollerabile per altri esseri umani e un’insonnia cronica
che mi “permette”
di lavorare fino a
tarda notte. Mi piace tutto quello che faccio e l’entusiasmo mi aiuta ad andare avanti: non
rinuncerei a nessun aspetto della mia vita, quindi mi faccio forza, cercando di
fare il maggior numero di cose possibile in una giornata.
B: Che cosa comporta il mestiere di direttore editoriale? E che
differenza c’è tra direttore editoriale ed editor?
AS: Il direttore editoriale è colui che organizza
tutto il lavoro in casa editrice: prende le decisioni importanti, cura le
collane editoriali, programma le uscite, coordina il lavoro di promozione e di
ufficio stampa. Almeno questo è quello che faccio, oltre a effettuare
editing sui testi, valutazioni finali degli inediti pervenuti, occuparmi del
rapporto con gli autori e con i rivenditori. L’editor è colui che effettua
il lavoro di editing su un testo, dalla prima correzione agli interventi di
stile e contenuto, mantenendosi sempre in contatto con l’autore con il quale
studia il modo migliore per rendere un testo leggibile, commerciabile e
soprattutto, interessante e coinvolgente.
B: Come selezionate i vostri autori? L’Italia è piena di aspiranti scrittori, in base a cosa scegliete un
romanzo invece di un altro?
AS: Abbiamo delle idee ben precise sulla nostra linea editoriale: sappiamo
cosa vogliamo. Valutiamo i testi in base al genere, all'originalità
della storia e
anche in base alla forma, perché è vero che c’è
sempre il lavoro di
correzione ed editing da fare al quale non ci sottraiamo, ma è
anche vero che se
uno scrittore vuole davvero seguire questa strada, deve saper almeno scrivere
in modo grammaticalmente corretto. Ci avvaliamo dell’aiuto di un
comitato di lettura composto da lettori di ogni genere al quale proponiamo i
nostri testi dopo una prima scrematura. In seguito alla loro valutazione,
riesaminiamo le opere e scegliamo quelle che hanno ottenuto il maggior numero
di consensi, dal comitato, dai miei collaboratori e infine da me, che ho l’ultima parola.
Riceviamo centinaia di inediti al mese e non sono affatto pochi, ma li leggiamo
tutti, sempre.
B: Le parole che restano è
il tuo primo
romanzo. Ora lo avete tradotto in inglese, con il titolo di Empty Words
(dal momento che – ricordiamolo – vi state espandendo anche all’estero). Ci vuoi parlare di questa
storia?
AS: Le parole che restano non è il mio primo
romanzo, ma il primo pubblicato con la Libro Aperto. Una storia che ho scritto
molti anni fa, in un momento in cui scrivere quel libro mi sembrava l’unica cosa che
potessi fare. La storia parla di una ragazza che fugge da una realtà
dolorosa in cui si
sente in gabbia, da un passato che non le permette di andare avanti e di
lasciare dietro di sé tutto ciò che la fa soffrire. La
protagonista soffre di ansia e attacchi di panico e non riesce a interagire con
il mondo come una semplice ragazza della sua età. Si trasferisce in Irlanda, dove
finalmente, lontana da tutto, riesce a piccoli passi a respirare e a costruire
le basi di una nuova vita, ma il passato torna sempre, e lei dovrà
fare i conti con
tutto quello che si porta dietro, prima di poter davvero essere libera. Una
storia sofferta, di accettazione, consapevolezza e rinascita interiore. Un
libro a cui sono molto affezionata e a cui devo tutto.
B: Il 30 settembre è uscito il tuo ultimo lavoro, Tre minuti di me. Parlaci di questo romanzo.
AS: E' una storia a cui ho lavorato molto e con una totale dedizione e a cui tengo con tutta me stessa. Tre minuti di me è una storia complicata, in cui la vera protagonista è la musica. Io non sono una musicista, ma dai musicisti sono circondata, e mi hanno aiutato con i dettagli tecnici. Avevo in mente questi personaggi, Amie e Adam, e pian piano la loro psicologia si è ben delineata. Da lì si sono formate anche le loro storie, storie molto forti e sentite.
B: Continuerai a pubblicare romanzi o ti dedicherai esclusivamente all'editing?
AS: Ho scritto molto in questi anni, ritagliandomi piccoli spazi di tempo
per poter portare a termine le storie che prendevano forma nella mia mente, ma
non ho più pubblicato, perché mi sono dedicata completamente al lavoro
e ai miei autori. Mi sento più a mio agio nei panni di Editore che di
Autore, preferisco restare nelle retrovie piuttosto che in prima linea, ma
adesso sento che è arrivato il momento e ho pubblicato il nuovo romanzo, una delle novità
autunnali della
Libro Aperto, che è il primo volume di una trilogia.
B: Puoi anticiparci qualcosa circa le prossime uscite
della Libro Aperto, sia in Italia che all'estero?
AS: Quest’autunno avremo ben cinque nuove pubblicazioni a cui abbiamo lavorato
tutta l’estate. Saranno
libri completamente diversi tra loro per genere e tematica, che potranno
soddisfare ogni tipo di lettore. Abbiamo fatto un grande lavoro di scrematura
perché
negli ultimi mesi
siamo stati davvero invasi dagli inediti, ma siamo soddisfatti delle nostre
scelte. Per quanto riguarda il panorama inglese, invece, stiamo traducendo due
dei nostri titoli che andranno ad affiancarsi a Empty Words a breve.
Inoltre, siamo alla ricerca di autori inglesi da tradurre e da portare nel
mercato italiano.
Insomma tanti progetti, tante idee e tanta voglia di lavorare, di dare
spazio agli autori e di continuare per la nostra strada, guardando sempre e
solo avanti.
Grazie mille per quest’opportunità, Olimpia. Un saluto a te e ai tuoi
sostenitori!
Buona lettura a tutti!